La formazione del Delta del Po

Il Delta del Po

L’origine dell’attuale territorio deltizio può ricondursi orientativamente al 30.000 a.C., quando la linea di costa cominciò a protendersi verso il mare.

Tra la fine dell’Età del Bronzo (X secolo a.C.) e l’inizio dell’Età del Ferro la linea di costa era pressoché rettilinea e il Po defluiva in mare principalmente per due rami, il Po di Adria e il Po di Spina (Figura 7).

Figura 7: La rete idrografica verso la fine dell’Età del Bronzo (Bondesan, 1990)

Durante l’Età Etrusca (VI-IV secolo a.C.), mentre il Po di Adria aveva una diramazione rivolta verso nord-est, chiamata Po delle Fornaci, che portava le acque del Po a mescolarsi con quelle dell’Adige, il Po di Spina si divideva, verso lo sbocco in mare, in due rami, l’Olana (l’attuale Po di Volano) ed il Padoa (Biondani, 2008; Figura 8). Col passare del tempo, mentre il Po di Adria era destinato ad interrarsi, il Po di Spina prevaleva su di esso: fino all’Alto Medioevo questa era un’area destinata ad una complessa evoluzione, in cui gli unici fattori erano quelli naturali e non antropici.

Figura 8: La rete idrografica durante l’età etrusca (Bondesan, 1990)

Nel Basso Medioevo la situazione risultava nuovamente cambiata: il Po di Volano si era proteso verso mare di 7,5 km rispetto al periodo etrusco-romano (Età del Ferro) e tutte le rotte dei vari rami deltizi del fiume iniziarono a confluire nel Po Grande, detto anche Po di Venezia.

Le successive variazioni del percorso dei rami principali furono dovute soprattutto alle rotte che si verificarono a seguito delle grandi piene. Per la storia del territorio di Rosolina ha un significato particolare la serie di rotte avvenute nel XII secolo presso Ficarolo (paese situato a nord-ovest della città di Ferrara). Le acque del Po iniziarono infatti a defluire nell’attuale alveo per sfociare nell’Adriatico presso Fornaci (nella zona attualmente compresa tra il comune di Loreo e Porto Viro, nella provincia di Rovigo).

Alla fine del Rinascimento la situazione risulta nuovamente mutata, da momento che la foce era ora costituita da tre rami principali, caratterizzanti il nuovo corso del Po: il Po di Tramontana, il Po di Levante e il Po di Scirocco (Bondesan e Simeoni, 1983; Figura 9

Figura 9: La rete idrografica alla fine del Rinascimento (Bondesan, 1990)

Nei secoli successivi i rami meridionali gradualmente si estinsero. Di fronte, infatti, alla crescita dell’apporto sedimentario del Po di Tramontana, che minacciava nel tardo Medioevo di provocare l’interrimento delle bocche meridionali della laguna, i tecnici veneziani della Repubblica della Serenissima decisero di realizzare tra il 1958 e il 1604 la deviazione, denominata “Taglio di Porto Viro” dalla località presso la quale è stata eseguita, verso sud est del tratto terminale del fiume.

Questo però fu solo il primo di tanti interventi idraulici di deviazione o occlusione di rami del Po. Seguirono infatti, da parte dei veneziani, interventi per ostacolare tutte le principali diramazioni rivolte a nord, prodottesi dopo il Taglio di Porto Viro, per stabilizzare i rami rivolti verso sud:

l’occlusione del Po di Tramontana (1612), il distaccamento del tratto del Po ad est di Donada ed infine l’ostruzione parziale del Po di Maistra (prima metà del XIX secolo) che fino al 1800 era il principale ramo del Po.

Con il Taglio di Porto Viro iniziò così la formazione dell’attuale delta con l’allungamento del Po e la formazione dei rami attuali (Figura 10). Il Po di Tramontana, la cui foce era collocata in corrispondenza dell’attuale Via Boccavecchia, a Rosolina Mare, gradualmente si interrò, e lo scanno derivato dal deposito di sedimento del fiume si congiunse con la terraferma, dando origine alla penisola di Caleri (Regione Veneto-Servizio Forestale Regionale per le province di Padova e Rovigo).

Figura 10: Immagini storiche del Delta del Po prima e dopo il Taglio di Porto Viro (Comune di Porto Viro)

 

Negli ultimi 100 anni il delta del Po è passato da una fase in cui prevalevano fenomeni fluviali che portavano all’avanzamento, ad una fase in cui prevalgono fenomeni marini che hanno portato all’arretramento con tassi superiori a 10 metri all’anno (Cencici, 1998).

La portata del fiume Po a Pontelagoscuro, punto di chiusura del suo bacino idrografico, dal 1807 al 2005 ha visto una lenta ma graduale diminuzione, passando da circa 1600 m3/sec a 1400 m3/sec (Zanchettin et al., 2008).

Attualmente il Po alimenta un delta che si protende a mare per circa 25 Km, su un arco meridiano di circa 90 Km, occupando una superficie di circa 400 km2, ed è bordato da un’ampia zona di prodelta sommerso, che si protende verso il mare per circa 6 Km a settentrione e circa 10 km nell’area centro-meridionale (Biondani, 2008). Sette rami principali costituiscono ora il sistema deltizio: Po di Pila, Po di Maistra, Po di Tolle, Po di Gnocca, Po di Goro, Po di Volano e Po di Levante.

Estratto dalla tesi di laura geol. Stefano Paganin